Carlo Magno

Perchè diciamo alla “Carlona” per indicare qualcosa fatto così e così?

Il termine alla “Carlona” viene collocato durante il regno di Carlo Magno, incoronato Imperatore dei Romani la notte di Natale del ‘800 da Papa Leone III.

Carlo Magno, soprannominato Charlon adattato poi in italiano come Carlone, viene rappresentato in diversi poemi cavallereschi come una persona goffa, bonaria, che si vestiva anche in maniera semplice con vestiti di stoffa grezza, tanto da apparire un plebeo.

Da Carlone, da cui deriviva “Carlona”, per estensione si indicano ad esempio il modo di vestirsi, di qualcosa eseguita in modo semplice o superficiale, fatta tanto per farla.

In Toastmasters, fare un discorso alla “Carlona” equivale a preparare un discorso senza molta cura, senza attenzione ai particolari e senza molta enfasi.

Fortunatamente in Toastsmasters abbiamo gli strumenti che ci permettomono di strutturare in modo efficace i nostri discorsi, che migliorarano di volta in volta durante i nostri incontri conferendo un miglioramento continuo al proprio Public Speaking e Leadership.

Riferimenti

carlóna s. f. [da Carlone, adattam. ital. del fr. ant. Charlon, caso obliquo di Charles, Carlomagno, rappresentato nei tardi poemi cavallereschi come uomo bonario e semplice], invar. – Nella locuz. avv. alla c., in fretta e male, come viene viene, in modo trascurato e grossolano: fare, vestire, scrivere alla c.; lavoro tirato giù alla c.; se vossignoria vuol prendersi il divertimento di sentir questa povera gente ragionar su alla c., potrà fargli raccontar la storia a lui, e sentirà (Manzoni).

Fonte: https://www.treccani.it/vocabolario/carlona/

Con il detto “fare le cose alla carlona”, usato soprattutto nell’area lombarda, si indica l’affrontare le cose in modo superficiale, alla buona, senza cura, in modo trasandato e grossolano.

L’origine di tale modo di dire risale al periodo degli anni in cui regnava l’Imperatore Carlo Magno (742-814), denominato appunto Carlone e rappresentato nei vari poemi cavallereschi come un uomo goffo, malaccorto nelle sue azioni e semplice, che amava indossare abiti non pregiati ma caratterizzati da stoffa rozza.

Si racconta che anche quando l’Imperatore Carlo Magno doveva essere ritratto, indossava sempre vestiti non alla portata del suo rango, usando uno stile non consono ad un Imperatore, ma uno stile più vicino a quello di un plebeo.

La leggenda narra che l’Imperatore Carlo Magno, ad una battuta di caccia, si presentò tra lo stupore generale dei partecipanti, che indossavano per l’occasione abiti da caccia e sfarzosi, con un abito dimesso, fatto di ruvida stoffa indossata solitamente dai contadini.

L’Imperatore, accortosi dello stupore dei presenti, disse a quel punto che il suo abbigliamento un po’ rozzo non era casuale, serviva alla bisogna. Difatti di lì a poco, si scatenò un violento temporale e Carlo Magno fu l’unico a passare indenne alla tempesta. Gli eleganti cacciatori si inzupparono tutti i loro abiti preziosi che furono ridotti in pessimo stato.

A questo punto, l’Imperatore fece notare ai partecipanti alla battuta di caccia, di essere totalmente asciutto grazie ai suoi abiti umili e di stoffa grezza. Da quel giorno in poi, si cominciò ad usare il modo di dire “essere vestiti alla carlona”.

Il termine indica inoltre altri concetti simili: fare le cose in modo veloce, sbrigativo e alla meno peggio possibile, fare qualcosa senza curarne i dettagli, essere una persona alla buona (“quello è un tipo alla carlona”) ed infine può significare anche essere troppo ingenui.

Con il detto “fare le cose alla carlona”, usato soprattutto nell’area lombarda, si indica l’affrontare le cose in modo superficiale, alla buona, senza cura, in modo trasandato e grossolano.

L’origine di tale modo di dire risale al periodo degli anni in cui regnava l’Imperatore Carlo Magno (742-814), denominato appunto Carlone e rappresentato nei vari poemi cavallereschi come un uomo goffo, malaccorto nelle sue azioni e semplice, che amava indossare abiti non pregiati ma caratterizzati da stoffa rozza.

Si racconta che anche quando l’Imperatore Carlo Magno doveva essere ritratto, indossava sempre vestiti non alla portata del suo rango, usando uno stile non consono ad un Imperatore, ma uno stile più vicino a quello di un plebeo.

La leggenda narra che l’Imperatore Carlo Magno, ad una battuta di caccia, si presentò tra lo stupore generale dei partecipanti, che indossavano per l’occasione abiti da caccia e sfarzosi, con un abito dimesso, fatto di ruvida stoffa indossata solitamente dai contadini.

L’Imperatore, accortosi dello stupore dei presenti, disse a quel punto che il suo abbigliamento un po’ rozzo non era casuale, serviva alla bisogna. Difatti di lì a poco, si scatenò un violento temporale e Carlo Magno fu l’unico a passare indenne alla tempesta. Gli eleganti cacciatori si inzupparono tutti i loro abiti preziosi che furono ridotti in pessimo stato.

A questo punto, l’Imperatore fece notare ai partecipanti alla battuta di caccia, di essere totalmente asciutto grazie ai suoi abiti umili e di stoffa grezza. Da quel giorno in poi, si cominciò ad usare il modo di dire “essere vestiti alla carlona”.

Il termine indica inoltre altri concetti simili: fare le cose in modo veloce, sbrigativo e alla meno peggio possibile, fare qualcosa senza curarne i dettagli, essere una persona alla buona (“quello è un tipo alla carlona”) ed infine può significare anche essere troppo ingenui.

Fonte: https://cultura.biografieonline.it/fare-le-cose-alla-carlona/